Le aziende che operano nei settori più a rischio e che si dimostreranno impermeabili ai tentativi di condizionamento mafioso saranno premiate attraverso l'inserimento in uno specifico elenco (cosiddetto white list), con il vantaggio, oltre a quello di immagine, di venire escluse dagli obblighi sull'informativa antimafia.
L'obiettivo è stimolare le imprese ad assumere un ruolo attivo nella lotta alla criminalità organizzata.
L'elenco sarà aggiornato annualmente dal ministro dell'Interno e varrà per una serie di attività previste direttamente dalla legge anticorruzione: i trasporti in discarica e di rifiuti, quelle relative al bitume e al calcestruzzo, i noli, la fornitura di ferro, gli autotrasporti e la guardiania dei cantieri.
Le regole per la formazione e la gestione della white list, nonché per l'inclusione e la permanenza delle aziende in tale elenco, saranno dettate da uno specifico decreto del presidente del Consiglio dei ministri da adottare entro la fine di gennaio (60 giorni successivi all'entrata in vigore della legge). Viene comunque prevista l'ultrattività delle disposizioni in vigore per i 60 giorni successivi all'entrata in vigore del decreto: dunque, fino a fine marzo.
La nuova disposizione impegna direttamente le prefetture alla formazione e alla gestione degli elenchi, nonché all'effettuazione delle verifiche periodiche. Ovviamente, il venire meno delle condizioni previste determina la cancellazione dell'impresa dall'elenco.
Una particolare attenzione - visto che costituisce un elemento essenziale per l'individuazione dell'azienda come immune da infiltrazioni o condizionamenti mafiosi - dovrà essere dedicata, sia da parte delle singole imprese sia, in sede di controllo, da parte delle prefetture, alla comunicazione entro i 30 giorni successivi di tutte le modifiche agli assetti proprietari e agli organi sociali: la disposizione non prevede alcuna eccezione,salvo che per quelle quotate. Esse infatti devono comunicare esclusivamente le modifiche "rilevanti". Il mancato rispetto di tale previsione è sanzionato con la cancellazione dalla white list.
Il provvedimento prevede infine, con una modifica all'articolo 135 del Dlgs 163/2006 (il codice degli appalti), un forte ampliamento delle cause che impongono alle Pa la risoluzione dei contratti di appalto. Viene infatti stabilito che, oltre alle ipotesi già contemplate, la sanzione sia irrogata in tutti i casi in cui l'imprenditore viene condannato in via definitiva per un reato contro la Pa.
Fonte: Il Sole 24 Ore 30/11/2012