A tre anni di distanza, i benefici della rivoluzione sul mercato del gas mondiale - innescata dalle
scoperte di giacimenti che hanno reso gli Usa "indipendenti" da forniture estere - si estendono anche ai consumatori italiani.
Il che, tradotto, significa che a partire dalla prossima primavera le bollette del metano potrebbero arrivare a costare tra il 7 e l'8% in meno. Un risparmio sensibile, soprattutto nelle regioni centro-settentrionali, dove il consumo di gas per il riscaldamento pesa non poco durante la stagione fredda.
Il tutto è frutto di un provvedimento allo studio dell'Autorità per l'Energia, che metterà in pratica l'indicazione contenuta nel decreto Sviluppo: trasferire il prima possibile alle famiglie, alle partite Iva e alle piccole imprese che non sono passati al mercato libero i cambiamenti di prezzo avvenuti sul mercato all'ingrosso.
Un fenomeno con più cause: da una parte, l'effetto del processo di liberalizzazione del settore che si è
consolidato negli ultimi anni; dall'altra l'abbondanza di offerta di gas, dovuto sia alle nuove scoperte in giro per il mondo sia al brusco calo della domanda in Europa in seguito alla frenata della produzione industriale.
In pratica, crisi a parte, l'abbondanza di gas sul mercato ha provocato una caduta dei prezzi sul cosiddetto mercato "spot", dove la materia prima è scambiata di fatto giorno per giorno. Un mercato garantito per lo più dal metano in arrivo nei porti europei via nave e trattato nei rigassificatori.
In Italia, invece, fino a poche stagioni fa il 90% del gas consumato arrivava attraverso gasdotti (in particolare, da Algeria, Russia, Mare del Nord e Libia) ed era garantito da contratti di lungo periodo. La grandi scoperte avvenute, in primis negli Stati Uniti, con le nuove tecniche che ricavano il gas dalla frantumazione delle rocce (pratica contestata dalle associazioni ambientaliste) ha provocato una maggiore disponibilità della materia prima con un relativo calo dei prezzi. Ma, soprattutto, il prezzo sul mercato "spot" negli ultimi due anni è nettamente calato rispetto ai contratti di lungo periodo. E questo è un problema per l'Italia, visto che - fino a oggi - la revisione trimestrali delle bollette, per la parte relativa alla materia prima, si è basata sui contratti di lungo periodo. Problema in capo soprattutto a famiglie e piccole imprese. Anche perché, operatori come le utility locali che vendono gas in questi due anni si sono visti garantire extra profitti dovuti alla differenza dei prezzi.
Un disequilibrio pagato dai consumatori cui si dovrebbe porre rimedio a partire dall'aprile prossimo. I tecnici dell'Autorità guidata da Guido Bortoni stanno lavorando a due possibili soluzioni che hanno comunque un unico obiettivo: spostare il peso del meccanismo che fissa le tariffe dai contratti di lungo periodo ai contratti "spot". Con l'aggiunta di un ulteriore meccanismo che "assicura" le imprese che vendono gas - ma anche i loro clienti - dai cambiamenti repentini del prezzo sul mercato.
Fonte: La Repubblica - Ed. nazionale 23/11/2012