docenti precari, che hanno ottenuto la proroga del contratto per partecipare agli esami di stato come commissari, non potranno chiedere la monetizzazione delle ferie. Che può arrivare anche fino a 1500 euro se il docente lavora ad orario pieno. È uno degli effetti dell'entrata in vigore del decreto legge sulla revisione della spesa del 6 luglio scorso. Il provvedimento, al comma 8 dell'art. 5 , prevede infatti il divieto di corrispondere qualsivoglia indennizzo ai dipendenti pubblici che non abbiano fruito delle ferie nei periodi previsti dai contratti collettivi. E siccome è entrato in vigore il 7 luglio, si applica a tutte le cessazioni intervenute a partire da tale data. La preclusione, salvo correzioni in sede di conversione del decreto, vale anche per la scuola, per effetto del rinvio espresso all'art. 1, comma 2, della legge 31/12/2009, n. 196. Che rinvia a sua volta a un elenco di amministrazioni redatto dall'Istat , in cui rientrano anche le scuole, in quanto «considerate a fini statistici Unità Locali del Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca». Che rinvia anche all'art. 1 comma 2 del decreto legislativo 165/2001, che qualifica le istituzioni scolastiche alla stregua di pubbliche amministrazioni. Qualche perplessità resta, invece, per quanto riguarda le modalità di attuazione. Perché, oltre a non indicare alcuna disciplina transitoria, il comma 8 dell'articolo 5 non tiene conto del principio di affidamento
Pensionati e Ata
Il divieto di monetizzazione delle ferie si applicherà anche ai docenti e agli Ata, che cesseranno dal servizio per pensionamento con effetti dal 1° settembre prossimo. Il provvedimento, peraltro, prevede la disapplicazione espressa delle disposizioni contrattuali o di altra natura che prevedevano la monetizzazione.
Le sanzioni
Il comma 8 prevede anche sanzioni nei confronti dei dirigenti che non dovessero provvedere ad applicare il divieto di monetizzazione. Sanzioni che comportano la responsabilità disciplinare e la responsabilità amministrativa, che può determinare anche una eventuale azione di rivalsa davanti alla corte dei conti. Il rischio, dunque, è che i dirigenti scolastici, si astengano del tutto dal provvedere agli adempimenti di loro competenza, impedendo al tesoro di liquidare le relative spettanze. E a ciò va aggiunto l'ulteriore rischio che il versamento degli indennizzi venga bloccato direttamente dai dirigenti degli uffici periferici del ministero dell'economia. Sarebbe quanto mai auspicabile, dunque, che le amministrazioni centrali intervenissero al più presto con un chiarimento.
Fonte: Italia Oggi 17/07/2012