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Con la riforma altra stretta dal 2013

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Con la riforma altra stretta dal 2013
24-10-2012

«E' impensabile che la vita pensionistica sia più lunga della vita lavorativa. E' impensabile che si
lavori trent' anni per poi stare in pensione 35-40 anni». Ecco, la filosofia di fondo della riforma invocata a gran voce dall'Europa e capace di far risparmiare 22 miliardi nei prossimi 8 anni, sta tutta in queste parole di Elsa Fornero. Già da quest'anno, il pensionamento anticipato con 40 anni di attività, a prescindere dall'età anagrafica, è stato cancellato. Per ottenere la pensione prima dell'età della vecchiaia occorrono 42 anni ed un mese per gli uomini e 41 e un mese per le donne. Nel 2013 il requisito sale a 42 e 2 mesi, per attestarsi a 42 e 3 mesi a partire dal 2014 (per le donne, rispettivamente, 41 e 2 mesi e 41 e 3 mesi). Anche questi requisiti saranno parametrati alle speranze di vita, dal 2013. Se si chiede la pensione di anzianità prima dell'età prevista per la vecchiaia, l'assegno verrà corrisposto, per la quota retributiva, con una riduzione pari al 2% per ogni anno di anticipo. La riforma (che nel biennio 2012-2013 ha bloccato l'adeguamento annuale delle pensioni all'inflazione, salvaguardando solo gli assegni fino a 936 euro) punta ad allineare l'età pensionabile delle donne con quella degli uomini con l'obiettivo finale di arrivare a quota 66 anni per tutti. Dal 1 gennaio 2012, infatti, l'età per il pensionamento femminile è salita a 62 anni. Il limite sarà ulteriormente elevato a 64 anni nel 2014. I 64 anni diverranno poi 65 nel 2016 per attestarsi a 66 nel 2018. Per le lavoratrici autonome (commercianti, artigiane e coltivatrici dirette), invece, lo scalone del 2012 è di 3 anni e 6 mesi (l'età sale a da 60 a 63 anni e mezzo). Il resto del cammino, sino al traguardo dei 66 anni nel 2018, è lo stesso di quello delle dipendenti. L'impronta sulla riforma Elsa Fornero l'ha lasciata soprattutto sul meccanismo di calcolo delle pensioni. Il ministro ha mandato in soffitta il modello retributivo. Sostituendolo con il meccanismo contributivo. Si tratta, in realtà, di una misura che ha solo accelerato quanto previsto dalla riforma Dini del 1995, dalla quale restarono esclusi coloro che avevano, in quel momento, più di 18 anni di servizio e che mantennero il vantaggioso metodo di calcolo retributivo (2% dello stipendio per ogni anno di lavoro). Con la riforma, i versamenti di tutti i lavoratori saranno calcolati col metodo contributivo. Sistema che tiene conto di quanto effettivamente versato e della speranza di vita media al momento del pensionamento, come succede per tutti quelli che hanno cominciato a lavorare dopo il '95 e per coloro che a quel tempo avevano meno di 18 anni, i cui versamenti dal '96 in poi vengono appunto calcolati con il sistema contributivo. Verrà applicato il meccanismo pro-rata. E cioè si terrà conto della sola contribuzione versata dopo il 31 dicembre 2011. Per evitare squilibri sui conti pubblici c'è una clausola di salvaguardia in base alla quale l'importo della pensione calcolata con il pro-rata non può comunque superare quello che sarebbe scaturito dal calcolo interamente retributivo. Uno dei punti più importanti della riforma è il sistema di manutenzione messo a punto per il futuro.
 

Fonte: Il Messaggero - Ed. nazionale            22/10/2012


 

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