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Agenda digitale promossa dalle imprese
16-10-2012

Un importante passo avanti per l'Italia che potrebbe consentire di superare il pesante divario digitale di
cui il paese soffre da anni, anche se la vera sfida sarà passare dalle parole ai fatti. Può essere sintetizzato così il parere degli imprenditori e delle associazioni del settore sul decreto crescita approvato lo scorso 4 ottobre dal Consiglio dei Ministri con cui l'Italia si appresta a imboccare la via del digitale, introducendo importanti novità per cittadini, imprese e pubblica amministrazione. Potrebbe essere quella svolta epocale da tutti auspicata e, per certi versi, anche progettata, a patto che i principi ispiratori siano applicati nella realtà di ogni giorno. A proposito di novità, solo per citarne alcune: un unico documento elettronico, valido sia come carta d'identità che come tessera sanitaria o il fascicolo sanitario elettronico che conterrà tutti i dati di tipo sanitario e sociosanitario del cittadino. La digitalizzazione, poi, entrerà anche nelle scuole: dall'anno accademico 2013-2014 verrà introdotto il fascicolo elettronico dello studente; sempre a partire dallo stesso anno nelle scuole sarà progressivamente possibile adottare libri di testo in versione esclusivamente digitale, oppure abbinata a quella cartacea. Pareri sostanzialmente positivi giungono dagli operatori del settore. Il presidente di Confindustria Digitale Stefano Parisi considera il decreto «un importante passo avanti per spingere il sistema Italia a intraprendere, attraverso l'uso intensivo dell'innovazione digitale, un nuovo percorso di modernizzazione e crescita». Sottolineando anche che «queste misure, nei prossimi anni, potrebbero portare l'economia digitale in Italia al valore assunto negli altri paesi, con un contributo al Pil di 24 miliardi di euro e un aumento occupazionale di circa 300mila nuovi posti di lavoro». In particolare, in materia di pubblica amministrazione "il decreto implica una potente reingegnerizzazione della Pa, che darà vita a un cambiamento profondo. L'istituzione di un'anagrafe unificata, che significa avere una regia unica sui dati dei cittadini, la centralizzazione degli acquisti delle pubbliche amministrazioni affidati all'e-procurement di Consip, la costituzione dell'Agenzia per l'Italia digitale, configurano finalmente un sistema integrato del processo di digitalizzazione della Pa, con ricadute importanti sull'efficienza, sulla trasparenza e soprattutto sul processo di spending review", prosegue Parisi. Anche secondo Assinform (Associazione italiana per l'Information technology) il decreto rappresenta un grande passo avanti per l'Italia. In particolare: «La carta d'identità e l'anagrafe digitale rappresentano le condizioni senza le quali sarebbe stato impossibile partire», sottolinea il presidente dell'associazione, Paolo Angelucci. Parere positivo anche su cartella sanitaria e scuola digitale, non dimenticando, però, che «il secondo passo da compiere riguarda l'attuazione delle regole che consentiranno di migliorare il rapporto tra cittadini, pa e imprese». Racconta Gianluca Dettori, fondatore di Dpixel, società che opera nel campo dei canali digitali interattivi, e tra i maggiori esperti del venture capital in Italia: «Il decreto è ottimo perché rappresenta un primo passo che arriva dopo anni di impasse». In particolare, spiega Dettori: «Il capitolo start up rappresenta un'ottima partenza: il Governo ha scelto di puntare sui giovani ed è una decisione che condivido, visto che si tratta della categoria che sta pagando di più il momento di crisi». La sfida successiva? «Passare dalle parole ai fatti perché la fase di implementazione delle innovazioni è sempre quella più difficile», commenta Dettori. Con il decreto, l'Italia recepisce nel proprio ordinamento i principi previsti dall'Agenda digitale europea, una delle sette iniziative faro della strategia Europa 2020 che si propone di dare una spinta allo sviluppo del settore ancora bloccato dalla mancanza di politiche condivise tra i paesi del Vecchio Continente. Gli ultimi passi in materia con i quali la Commissione europea sembra voler accelerare su questo fronte riguardano l'annuncio del varo del Computer emergency response team, l'unità che si occuperà della sicurezza informatica del Vecchio Continente e di una nuova strategia per stimolare la produttività delle imprese e della pubblica amministrazione europee attraverso il cloud computing da realizzarsi entro il 2020. La strada da percorrere per arrivare a una realtà coesa e omogenea in termini di digitale tra i Paesi dell'Unione Europea è però ancora lunga. Il documento fissa infatti
numeri e obiettivi uguali per tutte le nazioni non tenendo conto di realtà molto differenti, tra il Nord che viaggia a pieno ritmo verso il digitale e un Sud ancora in ritardo. A rendere più complessa la situazione anche il fatto che la Commissione europea non ha potere cogente e che gli Stati possono fare ciò che vogliono, con la conseguente mancanza di un indirizzo univoco nelle agende digitali dei principali Paesi europei.

Fonte: La Repubblica - Affari Finanza - N.33              15/10/2012

 

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